Slut-Shaming: “se l’è andata a cercare’’

Slut-Shaming: “se l’è andata a cercare’’

Cos’è il fenomeno dello Slut-Shaming? Perchè è pericoloso per le donne? Cosa può fare la terapia online?

 

Slut-Shaming (“slut’’: sgualdrina, poco di buono / “shaming’’: far vergognare’’). In altre parole lo slut-shaming è la gogna a cui sono sottoposte delle persone, donne in prevalenza, affinché si vergognino delle loro scelte, azioni. modi di fare o di porsi; un giudizio svilente, arrogante e non richiesto, che va a intaccare il diritto alla libera scelta e alla libera vita dell’individuo, spesso dettata da una mania di controllo patriarcale che si ostina a voler vedere la donna entro canoni e comportamenti prestabiliti, per controllarla e assoggettarla.

 

Giudicare: una cattiva abitudine

In psicologia utilizziamo il termine tecnico “bias attributivo di base’’ per indicare quel comportamento mentale che tende (erroneamente) a trasformare i nostri giudizi soggettivi in realtà.

Questo meccanismo viene fatto dalla maggior parte delle persone in maniera continua, una volta costruito un giudizio questo viene perpetuato come esperienza, metro di paragone, concetto per stabilire in maniera veloce e approssimata se una cosa è giusta o sbagliata.

Dovremmo ricordarci tuttavia che un opinione, termine di origine greca, sta a significare letteralmente “una forma di conoscenza basata sull’esperienza soggettiva’’, e dunque non costituisce e non possiede la certezza obiettiva della verità (doxa-treccani.it).

 

Vedere oltre le nostre opinioni

Vedere al di là dell’opinione soggettiva, legata a credenze limitanti e personali, è un atto di intelligenza, di maturità e di apertura. E’ importante riuscire sempre a dare una bella scossa ai nostri punti di vista, a far crollare e ricostruire, a mettere in atto una comprensione più umile delle cose consci del fatto che la nostra non è l’unica verità, e tutto ciò che discrimina e ostacola la libera scelta dell’altro rimane un comportamento tossico e inadeguato, non solo per chi lo riceve, ma anche per chi lo mette in atto, barricato dietro la sua visione egocentrica, limitata e, per l’appunto, soggettiva.

 

Slut shaming: se l’è andata a cercare

Torniamo indietro nel tempo di qualche anno. Siamo nel 2011 a Toronto, Canada, In un campus universitario una ragazza è vittima di stupro.

Nell’aula del processo, l’agente che si occupava della sicurezza, fa presente al giudice la sua opinione secondo la quale l’abbigliamento della ragazza era appariscente e provocatorio (da qui il reale senso del termine slut-shaming). In un evento così traumatico e mostruoso nella vita di una giovane donna, il crimine fisico e psicologico, nonché i danni alla libertà di una persona, non dovrebbero essere mandati in secondo piano a causa di un pre-giudizio sull’apparenza. Davanti a uno stupro l’agente dunque non ha visto inanzitutto dinanzi a sè una donna, violata nella sua essenza e nella sua libertà, ma uno strato di vestiti distante dalla sua personale visione rigida di ciò che dovrebbe essere.

 

Non ci sono abiti, colori, nudità alcuna che consente a chicchessia di toccare il corpo di un’altra persona e appropriarsene senza consenso. In seguito a tale evento svilente e inaccettabile per la città di Toronto, la stessa organizza una marcia di protesta in tutto il Paese. A questa tante altre marce dette “slut-walk’’ seguiranno, per ricordare e smuovere l’opinione pubblica sul fatto che nessun pregiudizio e nessuna scelta di abito possono giustifica un atto terribile, da orchi, come uno stupro.

 

“Slut’’ qui diventa nel dettaglio “la donna’’; definita sgualdrina in quanto si è allontanata dalle regole imposte dalla società patriarcale. Un’ idea legata a uno stigma sociale di vergogna e autoritarismo. L’allontanarsi dalle aspettative sociali e i giudizi che ne derivano, riescono ancora ad attaccare nella nostra epoca le donne, svilirle, farle sentire inferiori, sbagliate, ma soprattutto colpevoli. Questo accade ancor più in un’epoca digitalizzata dove le persone non conoscono più i limiti da libera espressione e attacco gratuito, e si sentono in diritto di denigrare e dire la loro su temi e su persone che spesso neanche conoscono e neanche gli riguardano in prima persona, alimentando il fenomeno dello slut shaming e talvolta portando la vittima al suicidio.

 

Cosa può fare la terapia online

Se anni di danni da pregiudizio, di visioni rigide, patriarcali, discriminatorie e ingabbianti hanno fatto sì che la donna diventasse prigioniera e spegnesse il proprio potere personale e femminile, con la terapia online il processo più importante da fare è proprio quello di riacquisirlo.

Tramite la terapia online innanzitutto si può sostenere la donna vittima di slut shaming a non sentirsi colpevole, a ridimensionare l’accaduto, ritornando alla reale coscienza del femminile, prima che il patriarcato controllasse il femminile per togliergli  potere. Nella cultura sciamanica che restituisce potere al femminile,  la donna rappresenta una maestra per l’uomo che ha il compito di guidarlo verso una dimensione più spirituale elevando il maschile al di là del suo attaccamento agli obiettivi terreni  e materiali. Proprio per questo liberarsi dalla colpa e riappropriarsi del proprio potere personale diventa di fondamentale importanza per la donna e per chi la circonda, riappropriarsi del proprio potere creativo, riaccendere quella fiamma interiore che è stata spenta e che invece ha il diritto di brillare, e di essere liberata da tutti quegli schemi patriarcali indotti dalla società, dalla famiglia, ormai inadatti all’epoca di evoluzione e di progresso spirituale, a cui i tempi attuali ci chiamano.

 

Per informazioni scrivere alla Dott.ssa Jessica Zecchini.

Contatto email consulenza@jessicazecchini.it, contatto whatsapp  370 32 17 351

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