Famiglie tossiche: 3 segnali

Famiglie tossiche: 3 segnali

Ma quali sono i segnali di abuso principali in una relazione famigliare disfunzionale?  Quali sono le tipologie più comuni di nucleo famigliare abusante? Come la terapia online può aiutare chi è vittima di abuso famigliare?

 

Quando si parla di relazione tossica, molto spesso, si pensa subito a un rapporto fatto tra due partner; in realtà, tali sviluppi invalidanti, si verificano con maggiore frequenza proprio nella famiglia di origine e nelle dinamiche interne tra i vari componenti. Una famiglia tossica a volte è facilmente riconoscibile, altre volte meno, fatto sta che alcuni meccanismi messi in atto dal genitore, dal fratello, dal nonno, dalla sorella, dallo stesso figlio, e così via, possono diventare una vera e propria trappola, dalla quale diventa impresa ardua staccarsi e allontanarsi, per poter intraprendere il proprio percorso individuale ed evolvere.

Ma quali sono i segnali di abuso principali in una relazione famigliare disfunzionale? Da cosa è possibile riconoscere una famiglia tossica? Quali sono le tipologie più comuni di nucleo famigliare abusante? Scopriamolo insieme.

 

Le tre tipologie di famiglie tossiche

1. Nucleo famigliare con accudimento invertito

Il fattore principale che caratterizza una famiglia dell’accudimento invertito, proprio come suggerisce la definizione, vi è un’inversione dei ruoli tra genitore e figlio. In altre parole possiamo trovarci dinanzi a una famiglia in cui è per l’appunto il figlio a farsi carico di suo padre o di sua madre, non solo in senso prettamente fisico o materiale, ma anche a livello emotivo. Spesso questo meccanismo viene messo in atto in situazioni di abuso, di violenze, divorzi, malattie, dipendenze, lutti, o in generale esperienze dolorose; dinanzi ai quali il figlio, o la figlia, si fa carico del parente. Essi fanno esperienza del fatto che il genitore necessita di aiuto, non è in grado di provvedere al benessere suo, dei figli o della famiglia, pertanto i bambini o gli adolescenti si assumono questo fardello così pesante.

Prendersi cura di un genitore in età avanzata non è certo una dinamica tossica e problematica, nemmeno se accade per brevi periodi e in circostanze ben definite e passeggere, la tossicità sta invece se, tale modalità di accudimento invertito, diventa uno schema fisso e stabile. 

Quando un figlio viene privato del suo ruolo, ovvero della possibilità di essere accudito dal padre o dalla madre, siamo di fronte a una dinamica abusante. Il figlio diventa lui a sua volta un genitore, un amico, un compagno per la mamma o per il papà. Accudimento e protezione si capovolgono e spesso un bambino, un adolescente o un ragazzo, si ritrovano adulti senza le capacità evolutive per esserlo. C’è una costrizione quindi innaturale: la naturale crescita viene interrotta bruscamente, i ruoli si invertono, tutto ciò può intaccare la crescita psicologica del figlio che privato del suo ruolo dovrà “genitorializzarsi’’ troppo presto, non riesce ad individualizzarsi, ad affermare una propria identità, diventare una persona autonoma.

I segnali che si manifestano in una famiglia dal ruolo invertito sono: eccessiva o prematura responsabilizzazione del figlio, genitore incapace di accudire e accudirsi, genitore inabile ad avere fonti di supporto sane, attaccamento morboso tra figlio e genitore spesso volto all’allontanamento di ulteriori individui pur di mantenere salda tale coppia disfunzionale.

Nonostante la dinamica di ruolo invertito sia estremamente tossica e dannosa, in realtà non sempre è vista come tale, soprattutto dalla vittima. Il figlio, infatti, molto spesso si sente gratificato nell’assumere questo ruolo verso il padre o la madre, e difficilmente se ne priva, in quanto gli da una sorta di potere al cui non ha intenzione di rinunciare. Altre volte, invece, spesso in vista di un allontanamento o di una nuova relazione, il figlio vorrebbe staccarsi dal parente accudito, ma viene pervaso di sensi di colpa.

Ritornare a una dinamica corretta di figlio-genitore, è essenziale per riprendere in mano la propria vita, per tutelare il proprio benessere e quello del genitore assumendo ruoli e dinamiche familiari sane, per rivendicare la propria individualità, nonché il diritto di essere anch’egli amato, accudito e protetto.

 

2. Nucleo famigliare manipolatorio

Un nucleo famigliare manipolatorio è caratterizzato, per l’appunto, da tutta una serie di manipolazioni, comportamenti, schemi fissi e abusanti, messi in atto da uno o più componenti, con il fine di controllare e sottomettere proprio uno o più membri di tale nucleo famigliare. Più i legami tra i membri della famiglia sono stretti e più sarà grande la sofferenza derivante da comportamenti manipolatori. La famiglia, infatti, dovrebbe essere fonte di sostegno e protezione ma spesso, dinanzi a queste dinamiche pericolose, diventa un vero e proprio organismo in grado di risucchiare la nostra vitalità, la nostra individualità, la nostra autostima, la nostra forza interiore; scatenando tutta una serie di meccanismi estremamente tossici per il nostro benessere psicofisico come ansia, sensi di colpa, stato perenne di preoccupazione, oppressione.

Le manipolazione perpetuate dal genitore, dalla sorella, dal fratello, possono assumere diverse forme:

  • effetto capro espiatorio (o pecora nera): la vittima viene costantemente colpita e biasimata dagli altri membri della famiglia quando qualcosa non va come si vorrebbe, quando insorgono problemi di qualunque natura, quando viene compromessa l’immagine dell’intera famiglia
  • responsabilizzazione costretta: un’altra dinamica di una famiglia manipolatrice è quella di costringere un soggetto a farsi carico di tutto il nucleo famigliare, sia per quanto riguarda le faccende di casa, gli impegni, il sostentamento vero e proprio della famiglia, oppure solo il campo affettivo e relazionale. Tutto ciò viene perpetuato facendo leva sui sensi di colpa della vittima, sulla sua buona fede, e sul suo senso di responsabilità. Alcune volte tali pretese sono così costrittive che il soggetto in questione, se dovesse ribellarsi, riceve ingiurie, minacce, critiche o insulti; altre volte sono estremamenti subdoli, e al posto delle denigrazioni, ci ritroviamo dinanzi a lodi ed elogi, per mantenere il figlio o la figlia a proprio servizio, continuando la manipolazione, oppure dinanzi a manifestazioni di vittimismo;
  • creare paure, allarmismi, sensi di colpa che depotenziano la voglia di uscire dalla zona comfort: molto spesso i famigliari manipolano i propri figli creando un mondo all’esterno ostile, pericoloso, allarmante, dal quale è meglio tenersi alla larga, molto meglio rimanere in un “nido’’ sicuro, in cui si è protetti, apparentemente accettati e coccolati, ma in realtà si viene espressamente manipolati dalla famiglia, con lo scopo di non permettere la crescita e l’evoluzione del figlio o della figlia, e mantenerlo nel nucleo per soddisfare le proprie aspettative, per usufruirne, o semplicemente per continuare a sottomettere i figli, e detenere una sorta di potere nei loro confronti, mantenendo un ruolo genitoriale controllante e invalidante. Molto spesso, in questa dinamica, anche i fratelli e le sorelle partecipano, allineandosi ai genitori, nel mantenere sottomesso la “vittima’’ di turno, instaurando in lui o in lei tutta una serie di sensi di colpa, paure, sensazione di esclusione e di abbandono, appena egli tenterà di allontanarsi dal nucleo famigliare, per trovare la propria individualità e la propria strada fuori dalla famiglia di origine.

3. Nucleo famigliare svalutante

Un’altra dinamica che rappresenta un campanello d’allarme nel determinare una famiglia tossica è quella della svalutazione. Molto spesso, anche senza rendersene conto, i genitori o altri componenti famigliari, perpetuano costanti comportamenti tossici nei confronti di uno o più membri della famiglia. Il genitore svalutante non è in grado di riconoscere e farsi carico dei veri bisogni di suo figlio. Sono invece portati a proiettare su di lui insoddisfazioni, aspirazioni, frustrazioni pregresse. 

 

Un nucleo famigliare svalutante è inoltre un nucleo con grandi aspettative verso il figlio, sul quale verrà proiettato il vuoto del genitore, i suoi bisogni infantili mai del tutto elaborati, la sua necessità di riscatto di ciò che non ha potuto compiere da giovane. Nonostante la dinamica tossica, il genitore non pensa di proiettare le proprie ombre sul figlio o sulla figlia, non pensa al suo bisogno di essere totalmente accettato nella propria unicità e aiutato a svilupparla; pensa invece di agire per il suo bene, indirizzandoli verso vecchi sogni di gloria che ricordano quelli del genitore, ma che in realtà non appartengono al figlio.

 

Queste aspettative possono coinvolgere varie sfere della vita ma in particolare:

  • riconoscimento scolastico,
  • accettazione sociale,
  • lavoro,
  • riuscita in determinati sport, hobby, o altro.

 

Tutto questo porta nelle vittime di genitori svalutanti un profondo senso di smarrimento, di difficoltà a trovare la propria individualità, di ascolto della propria anima e dei propri reali bisogni, sensi di colpa, frustrazione.

 

Un genitore svalutante può dunque:

  • nutrire alte aspettative;
  • essere perfezionista e giudicante;
  • mettere in atto comparazioni tra ciò che fa il proprio figlio e quello che fanno gli altri;
  • essere permissivi o iperprotettivi;
  • manifestare chiari segnali di sfiducia nei confronti del figlio,
  • banalizzare o fare battute su aspetti delicati,
  • essere controllanti (in maniera palese o velata),
  • trattare il figlio come un loro prolungamento narcisistico.

 

Cosa può fare la terapia online

La terapia online può essere estremamente efficace per fare luce sulle dinamiche famigliari interne, per comprendere quali siano i meccanismi dannosi, per aiutare a prendere consapevolezza di quanto accaduto nella propria sfera famigliare ed elaborarlo, col fine di riuscire a ritrovare la propria individualità e di liberarsi da meccanismi tossici e depotenzianti. La terapia online aiuta inoltre a lavorare in maniera corretta sugli schemi comportamentali abusanti, in maniera da non ripetere in prima persona tali schemi tossici,  nonché non farsi nuovamente agganciare da tali dinamiche abusanti nelle future relazioni extra-famigliari, amorose, sociali o lavorative.

 

Per informazioni scrivere alla Dott.ssa Jessica Zecchini.

Contatto email consulenza@jessicazecchini.it, contatto whatsapp  370 32 17 351

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