L’ansia è un’emozione che viene generalmente vista come negativa nella nostra società. Quando sappiamo che una persona è ansiosa ci preoccupiamo e cerchiamo di intervenire subito, dando soluzioni facili e avventate, senza capire veramente se questa ansia è funzionale e quindi predittiva di un reale pericolo presente all’esterno oppure dannosa nel momento in cui le paure prendono il sopravvento bloccando la persona.
Ad esempio, lo studente che deve fare un esame mostrerà molta ansia prima di sostenere una prova importante, in questo caso l’ansia è funzionale perché aiuta nella concentrazione e nel focalizzare l’obiettivo. Al contrario, se lo studente mostrerà eccessiva preoccupazione, prima e durante la prova, mettendo in atto un comportamento di fuga, ci troveremo di fronte ad una persona bloccata da paure eccessive e immotivate che riguardano più nello specifico il suo mondo interiore che una reale minaccia proveniente dal mondo esterno.
Ansia: sintomi e manifestazioni
Infatti, l’ansia può segnalarci un pericolo o una minaccia anche attraverso modificazioni neurovegetative che riguardano il corpo come: la sudorazione, le vertigini, l’aumento della frequenza del respiro o del battito cardiaco, ecc. In questo caso, secondo un meccanismo evolutivo, il corpo si attiverebbe per prepararsi alla fuga come ad esempio nel caso di un pericolo reale in cui l’ansia sarebbe funzionale nel fuggire da una situazione di pericolo o morte.
Ci sono molti casi in cui l’ansia diventerebbe una risposta duratura ad un evento intollerabile come un trauma. Ricordare quell’evento innesca, anche dopo tanti anni, tutti i segnali corporei neurovegetativi dell’ansia come se l’esperienza fosse stata vissuta ieri o recentemente. Questa situazione se perdura può scatenare anche dei pensieri intrusivi e ossessivi nel ricordare le immagini in relazione all’evento traumatico come accade nel disturbo post-traumatico da stress. In altri casi, possono essere delle paure specifiche legate a situazioni o a luoghi a provocare l’ansia, come nella fobia specifica o sociale.
Il disturbo ossessivo-compulsivo
Nel disturbo ossessivo-compulsivo, l’ansia e la preoccupazione eccessiva per quello che potrà accadere si amplifica dando origine a pensieri ossessivi e a compulsioni come comportamenti ripetitivi (lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali (pregare, contare, ripetere mentalmente delle parole). I comportamenti e le azioni mentali hanno la funzione di placare il disagio, ma il costo in termini di peggioramento della qualità di vita è alto in quanto ogni azione o pensiero vanno ad interferire in modo significativo con le normali abitudini della persona.
In tutti questi casi, l’ansia diventa un disturbo e una risposta non adattiva ma patologica, in quanto persiste nel tempo ed in modo eccessivo ed irragionevole anche in condizioni apparentemente non minacciose.
Ansia e attacchi di panico: la paura della paura
Gli attacchi di panico si presentano in modo improvviso e con intensità emotiva. Sono generalmente episodi di breve durata in risposta ad una paura che viene attivata da una situazione in cui vi è un’assenza di reale pericolo. Essa si manifesta come: la paura di impazzire, di perdere il controllo e di morire. A livello fisiologico verrebbero attivati il sistema simpatico e cognitivo.
I sintomi fisici riguardano:
- Nausea
- Rossore in viso o al petto
- Capogiri e senso di stordimento
- Parestesia, intorpidimento e formicolio alle estremità
- Difficoltà respiratoria o senso di soffocamento
- Aumento della sudorazione
- Tachicardia o palpitazioni
Le sensazioni che riportano i pazienti dopo un attacco di panico sono:
- Paura di morire
- Paura di perdere il controllo
- Paura di impazzire
- Paura di non saper gestire la situazione
- Vergogna
- Crisi di pianto
La percezione di non avere controllo sul manifestarsi degli attacchi di panico pone la persona in una condizione di vulnerabilità che cambia in modo significativo le relazioni interpersonali, lavorative e sociali.
Il circolo vizioso del panico
La paura è una risposta ad un evento reale minaccioso presente all’esterno. Nel panico, la risposta neuroadrenergica si attiva pensando ad un pericolo esterno minaccioso, ma la minaccia viene avvertita internamente. Essa viene vissuta come attacco alla propria salute fisica e mentale, nonostante la grave minaccia sia avvertita più internamente che esternamente.
Il disturbo da panico è stato definito anche come “la paura della paura”, dato che si entra in un circolo vizioso di autorinforzo in cui viene a mancare la capacità di distinguere tra la percezione della minaccia interna e quella esterna.
Clark nel 1986 aveva teorizzato il Modello del circolo vizioso del panico, in cui uno stimolo scatenante esterno o interno che viene percepito come minaccioso attiva una risposta fisiologica di sensazione somatica del panico come ad esempio nausea, tachicardia, dolore al petto, difficoltà respiratoria, ecc.
Restare nella zona di comfort per evitare attacchi
A livello cognitivo, l’interpretazione negativa delle sensazioni somatiche sperimentate accresce ancora di più i sintomi per cui la preoccupazione eccessiva porterebbe ad un episodio di attacco di panico. Il problema del panico è che attivandosi in modo improvviso e senza un apparente motivo, mettendo in moto tutta una serie di risposte fisiologiche, porterebbe allo sviluppo di una paura anticipatoria che andrebbe ad acuire il disturbo ansioso.
Spesso si riscontra in chi presenta episodi di attacchi di panico una risposta protettiva di evitamento delle situazioni che possano favorire il panico. Il restare nella zona di comfort sembra essere una soluzione per prevenire l’insorgenza degli attacchi, ma in realtà avrebbe un ruolo nell’instaurarsi di fobie.
È frequente nelle persone che presentano attacchi di panico la presenza dell’agorafobia, in cui si evitano i luoghi e i posti in cui si potrebbero ripresentare gli episodi di panico. In questo caso, la persona uscirebbe solo accompagnata, isolandosi socialmente e riducendo la sua autonomia. L’instaurarsi dell’agorafobia sarebbe da considerarsi più come una sorta di strategia fai da te che la persona adotta come misura protettiva, perdendo in termini di libertà e soddisfazione personale in altre aree della vita.
Come intervenire nei disturbi di ansia
Come intervenire per fare in modo che i disturbi d’ansia non perdurino troppo a lungo nel tempo strutturandosi nella personalità? La prima cosa da fare è chiedere tempestivamente aiuto e rivolgersi ad un professionista della salute per intraprendere un percorso di psicoterapia e lavorare sulla struttura cognitiva e le idee catastrofiche, è importante anche il lavoro sulle emozioni negative che attivano il panico o le ossessioni andando ad agire da autorinforzo per i sintomi.
Nel caso degli attacchi di panico, è importante comprendere quali situazioni esterne vengono considerate minacciose per l’esordio del panico, anche se sembrano apparentemente scollegate dall’insorgenza della risposta fisiologica. È importante altresì lavorare su delle strategie più adattive per bloccare gli attacchi sul nascere, senza ricorrere a strategie estreme fai da te come ad esempio l’agorafobia.
A livello relazionale, sarà importante comprendere la funzione del sintomo all’interno del proprio contesto di riferimento. È noto che il disturbo d’ansia fa il suo esordio in un periodo specifico del ciclo vitale di una persona in generale nell’età in cui si forma l’identità del giovane adulto, per questo le relazioni familiari diventano fondamentali per comprendere la funzione del disturbo ansioso.
Gli interventi che utilizzo in psicoterapia per risolvere i disturbi d’ansia sono: la psicoterapia familiare con giovani adulti in età di svincolo e la psicoterapia individuale con gli adulti.
Propongo anche percorsi brevi di terapia online in videoconferenza, tramite la piattaforma Skype, che si sono dimostrati molto utili per l’eliminazione del disturbo ansioso, allo stesso modo di una terapia a studio, in quanto la relazione tra psicologo e paziente che si instaura tramite schermo va ad abbattere la barriera iniziale di inibizione e ritiro sociale che agirebbe nel suo contesto di vita chi presenta un disturbo ansioso.
- Fobia specifica
- Fobia sociale
- Disturbo post-traumatico da stress
- Disturbo ossessivo-compulsivo
- Disturbo d’ansia generalizzato
- Disturbo acuto da stress
- Ipocondria o ansia per la salute
- Attacchi di panico